
Pensare alla realizzazione di un nuovo borgo legato alla produzione della canapa è sembrata una idea immediatamente stimolante perché poteva essere il modo per riuscire a mettere in pratica una nuova visione urbanistica ed architettonica per un diverso presente e che metta in pratica il concetto di economia circolare, ancora più avanzata della attuale Green Economy e definibile già Blue Economy.
Non è tanto l’idea dello sviluppo planivolumetrico ad essere innovativa, infatti il concept si basa sulla ricerca di esperienze che nella storia dell’urbanistica e dell’architettura hanno già provato a costruire città verdi per la vita ed il lavoro in comunità con un nuovo assetto sociale, culturale ed economico.
La pianta quindi potrebbe svilupparsi in qualsiasi altro modo o addirittura se ci fossero delle situazioni di vecchi borghi da recuperare (l’Italia ne è piena) le stesse pratiche potrebbero essere applicate anche se con qualche difficoltà ed attenzione in più dovute al fatto che si interviene su un tessuto consolidato.
L’idea del “Borgo della canapa come villaggio” sulla quale abbiamo lavorato è quella di un organismo pressoché autosufficiente dal punto di vista energetico, delle risorse ambientali e della produzione di cibo considerando che dalla coltivazione della canapa si possono ottenere prodotti e sottoprodotti senza nessun tipo di scarto.
La planimetria proposta come idea fondante è quella tradizionale con l’orientamento nord sud del “cardo” e est ovest del “decumano”; uno schema che potrebbe essere definito banale ma che storicamente rappresenta il nostro paese e che bioclimaticamente ha i suoi vantaggi; gli edifici poi sono posti all’interno di un cerchio avendo cura nella disposizione per poter usufruire della ventilazione naturale e del riscaldamento solare.
Sull’anello più esterno si trovano distribuite le case degli abitanti del borgo che affacciano su quelli che possiamo definire orti ed aie urbane, dove vengono coltivati i prodotti della terra ed allevati gli animali da cortile: una combinazione contemporanea che diventa anche coltivazione idroponica ed allevamento di pesce.
Un anello di viabilità più interna è collegato alle direttrici ed infrastrutture che garantiscono la raggiungibilità del borgo ed obbligano ai mezzi non elettrici di fermarsi alla periferia dell’anello senza accedere alla viabilità interna dedicata solo ai mezzi alimentati elettricamente, premettendo che il raggio di circa 1 chilometro del borgo consenta la maggior parte degli spostamenti in bicicletta o a piedi.
Nella parte ad est dell’anello esterno si trovano gli edifici dedicati alla lavorazione della canapa sia per il settore edile che per quello alimentare e medico; qui i mezzi di trasporto arrivano e ripartono per gestire logisticamente il ciclo della produzione e la distribuzione.
Nell’anello interno si trovano collocati gli edifici destinati ai servizi, al commercio, alla ricerca ed utilizzabili sia agli abitanti del borgo che ai visitatori che dall’esterno ne vogliono usufruire; questi edifici sono immersi in un grande parco verde che aiuta a mitigare la produzione di anidride carbonica del borgo, se pur la stessa sia ridotta al minimo.
L’autosufficienza del borgo da un punto di vista del ciclo di lavoro è garantita dall’economia della lavorazione della canapa nelle sue declinazioni, economia che genera anche la possibilità di sviluppare il lavoro indotto per il mantenimento del borgo dal punto di vista alimentare e manutentivo.
L’energia necessaria al borgo sarà prodotta da sistemi di energia rinnovabile che potranno andare dai semplici pannelli fotovoltaici collocati sui tetti, la cui produzione sarà accumulata e condivisa sia per le abitazioni che per gli edifici produttivi, o da minieolico sempre con lo stesso concetto della condivisione.
L’energia sarà anche integrata da tutto il riciclo dei sistemi di produzione sia della lavorazione della canapa che dai rifiuti organici che generano una biomassa da convertire e re-immettere nella rete del borgo.
L’acqua, il bene più prezioso per ogni comunità, dovrà essere accumulata in vasche di laminazione e poi utilizzata; l’obiettivo è quello di riuscire a sfruttare al massimo quella piovana e quella di recupero dai sistemi di depurazione, avendo cura di distinguere quella potabile da quella per l’irrigazione degli orti, l’abbeveramento degli animali da cortile e il mantenimento delle vasche di allevamento o la trasformazione in biomassa.
Tutto il progetto è concepito affinché sia necessaria la minima energia per il raffrescamento e riscaldamento degli edifici abitativi e produttivi e per l’ottimizzazione della gestione dell’acqua pura o di recupero, affinché si generi un circolo in cui niente vada disperso o sprecato.
La mobilità elettrica nel perimetro del borgo, ma anche per i veicoli che dal borgo raggiungeranno le città e gli insediamenti, sarà alimentata appunto dall’energia prodotta , immagazzinata e proveniente dalle biomasse.
Gli edifici saranno realizzati con sistemi costruttivi in bioedilizia basati su telai in steelframe e tamponamenti in blocchi di canapa e calce e altri sistemi sempre a secco, affinché anche la fase di cantiere e di manutenzione abbiano il minore impatto possibile sull’ambiente.
L’idea del borgo della canapa, collegato alla coltivazione della canapa ed alla produzione dei derivati nei vari campi, è l’occasione per sperimentare un modello di vita diverso in cui tutti, cambiando paradigma, potranno sperimentare la possibilità del vivere contemporaneo ritornando alle radici della socializzazione.
Vivere la contemporaneità in questo borgo sarà assolutamente possibile, senza pensare che si stia adottando un modello di decrescita felice in cui ci sia la rinuncia alla innovazione ed alla tecnologia, sarà invece l’occasione di dimostrare che si può vivere con una maggiore attenzione ed una maggiore consapevolezza delle tematiche ambientali e di tutela del nostro pianeta, già oppresso dalla transizione climatica.
Ci saranno cibi sani, sistemi di mobilità più puliti, lavoro fuori e dentro la comunità, la connessione globale con il resto del mondo, la tecnologia, la ricerca e l’esperimento porterà questa comunità resiliente al centro dell’attenzione.
La parola “borgo” che a noi è sembrata all’inizio fuorviante del nostro stile di progettazione contemporanea è invece una parola che noi abbiamo inteso come “comunità”, come possibilità di dimostrare che si possono fondare nuovi modelli di vita Ecocentrici e non solo Egocentrici; abbiamo studiato un modello che si adatta allo stile rurale e vernacolare, al recupero del patrimonio edilizio esistente ma anche ad uno stile futuribile